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L’incidente nel canale di Suez provocherà ritardi e costi. Chi pagherà le conseguenze?

L’incidente nel canale di Suez provocherà ritardi e costi. Chi pagherà le conseguenze?

Ore 7 e 40 di martedì 23 marzo.

La nave portacontainer «Ever Given», una delle più grandi in circolazione, forse a causa della scarsa visibilità dovuta a una tempesta di sabbia ed a una folata di vento forte, vira di colpo e si mette di traverso in un punto piuttosto stretto del canale di Suez.

Lì si ferma e si arena, incastrata fra le due sponde. 

Otto rimorchiatori stanno lavorando per disincagliarlo e con grossi escavatori si tenta di rimuovere la sabbia dal punto in cui è bloccata la prua.

Purtroppo gli sforzi che si sono fatti in tutta la giornata non hanno dato i risultati sperati e si teme che occorreranno giorni per liberare il canale e consentire di nuovo il passaggio delle navi, che nel frattempo restano bloccate sia in direzione nord che in direzione sud.

Si stima che siano più di cento i cargo in attesa di transitare nel canale.

CHI PAGHERA’ LE CONSEGUENZE?

Il Canale di Suez, come è noto, è un collegamento vitale tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano.

L’incidente ha bloccato tutto il traffico su una delle arterie marittime più trafficate del mondo.

Di lì passa il 12 per cento del commercio globale essendo il collegamento marittimo più breve tra l’Asia e l’Europa. Ogni giorno, circa 50 imbarcazioni navigano attraverso le sue 120 miglia di lunghezza.

Ora una flottiglia di navi aspetta di riprendere i viaggi in entrambe le direzioni. Se anche la Ever Given venisse spostata rapidamente, il traffico marittimo da e per l’Asia subirà comunque considerevoli ritardi.

CHI PAGHERA’ LE CONSEGUENZE?

L’ingorgo arriva in un momento particolarmente difficile per le linee di fornitura globali a causa del rallentamento dovuto alla pandemia.

Il Canale di Suez è una rotta commerciale fondamentale per le petroliere che trasportano greggio e gas naturale, insieme alle navi che spostano le merci più svariate dall’Asia all’Europa e viceversa.

Intanto i prezzi internazionali del greggio per questo incidente sono già aumentati di oltre il 2 per cento.

Molti cargo potrebbero decidere di deviare verso il Capo di Buona Speranza per evitare imbottigliamenti, con allungamento di 7/8 giorni dei tempi di transito ed un ovvio aggravio di spese.

E’pertanto evidente che qualsiasi blocco prolungato avrebbe gravi conseguenze, influenzando i prezzi del petrolio, dei prodotti di consumo e, non ultime le tariffe di spedizione che già hanno subito innalzamenti mai visti prima negli ultimi mesi.

CHI PAGHERA’ LE CONSEGUENZE?

In questo momento i maggiori dirigenti di tutte le principali Compagnie Marittime sono in riunione per seguire lo sviluppo della crisi e studiare le strategie da mettere in atto nell’immediato. 

EMILCARGO si impegna a tenere informata tutta la clientela su quanto verrà deciso e su cosa tali decisioni potrebbero comportare, consigliando le soluzioni migliori in base alle singole esigenze nella consueta ottica di fornire un servizio preciso e personalizzato.

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